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Il Decreto Caivano e l’attenzione, sbagliata, verso i giovani

Venerdì 15 settembre è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il Decreto Legge 123/2023. La normativa, al fine di promuovere la sicurezza e il benessere della società, introduce una serie di norme per rafforzare il contrasto ai reati e alle condotte illecite che coinvolgono i minori. Queste misure mirano a proteggere le comunità locali e a stimolare una maggiore responsabilità genitoriale, nonché a prevenire e reprimere attività criminali come il traffico di sostanze stupefacenti, il possesso di armi illegali e il cyberbullismo.

In questo contesto, il Decreto Legge introduce nuovi strumenti, quali il “daspo urbano” per i minori, l’ampliamento delle sanzioni, la revisione delle pene per reati specifici e misure preventive per indirizzare i ragazzi verso un percorso di rieducazione e reinserimento sociale. Inoltre, il Decreto si preoccupa della sicurezza degli istituti penali per minorenni e aumenta la tutela dei minori che utilizzano device, attraverso l’obbligo di controllo parentale da parte dei fornitori di servizi di comunicazione digitale.

 

Decreto Caivano carcere minorile

Le disposizioni contenute nel Decreto Caivano

Le disposizioni dettagliate nel Decreto Legge delineano le misure e le modifiche apportate per affrontare in modo più efficace le sfide legate alla criminalità giovanile e alla sicurezza pubblica.

Daspo urbano: il divieto di accesso a specifiche aree cittadine è esteso anche ai minori di 14 anni. Il divieto viene notificato al genitore o al responsabile legale del minore e comunicato al Procuratore presso il Tribunale per le Persone, i Minorenni e le Famiglie del luogo di residenza del minore. La misura, che prevede anche il divieto di accesso e di avvicinamento ai locali pubblici e ai pubblici esercizi, si estende anche a coloro che detengono sostanze stupefacenti con l’intento di spacciarle.

Foglio di via obbligatorio: la durata massima del divieto di rientro nei Comuni dai quali si è stati allontanati è aumentata di un anno. Le sanzioni per la violazione di questo provvedimento diventano penali.

Contrasto dei reati in materia di armi e sostanze stupefacenti: è potenziata la possibilità di arresto in flagranza per il reato di “porto d’armi od oggetti atti a offendere” e le sanzioni per questo reato sono rese più severe. Inoltre, la pena massima per il reato di spaccio di stupefacenti, nei casi di lieve entità, passa da un massimo di quattro a un massimo di cinque anni.

Prevenzione della violenza giovanile e divieto di utilizzo di dispositivi di telecomunicazione e servizi informatici: Per contrastare la violenza giovanile, inclusa quella associata alle baby-gang, è modificata la misura di prevenzione personale dell'”avviso orale”. In caso di violazione delle prescrizioni dell’avviso orale da parte di un minorenne, è prevista una sanzione penale simile a quella prevista per i maggiorenni. è anche introdotta una forma di ammonimento simile a quella prevista per il cyberbullismo, al fine di affrontare condotte illecite fisiche commesse da minorenni contro loro coetanei, in particolare percosse, lesioni, violenza privata e danneggiamento.

Ammonimento per i giovani tra i 12 e i 14 anni: è stata introdotto una nuova tipologia di ammonimento da parte del Questore per i minori di età compresa tra i 12 e i 14 anni che commettono reati per i quali è prevista una pena detentiva massima di 5 anni.

Contrasto dei reati commessi dai minori: la pena massima per i reati non colposi per i quali è possibile l’accompagnamento presso gli uffici di Polizia dei minorenni colti in flagranza sarà ridotta da 5 a 3 anni. Per le misure diverse dalla custodia cautelare, la soglia di applicabilità ai maggiorenni è ridotta da 5 a 4 anni. La pena massima richiesta per procedere con il fermo, l’arresto in flagranza e la custodia cautelare dei maggiorenni per reati non colposi è abbassata da 9 a 6 anni. Inoltre, fermo, arresto e custodia cautelare possono essere disposti anche per ulteriori e specifiche ipotesi, come il furto aggravato, i reati in materia di porto di armi od oggetti atti a offendere, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale e produzione e spaccio di stupefacenti.

Misure anticipate relative a minorenni coinvolti in reati di particolare allarme sociale: nel contesto dei reati di “associazioni di tipo mafioso anche straniere” e “associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope”, se emergesse una situazione di pregiudizio che coinvolge un minorenne, il pubblico ministero informerà immediatamente il procuratore della Repubblica presso il Tribunale per le Persone, i Minorenni e le Famiglie per eventuali azioni appropriate.

Custodia cautelare e percorso di rieducazione del minore: la custodia cautelare è applicabile se il minore, in qualità di imputato, tenta di fuggire o se esiste un pericolo concreto e attuale di fuga. Per i reati con una pena detentiva massima non superiore a cinque anni o una pena pecuniaria, il pubblico ministero notifica al minore e al suo responsabile legale l’istanza di definizione anticipata del procedimento, a condizione che il minore partecipi a un percorso di reinserimento e rieducazione civica e sociale basato su un programma rieducativo.

Sicurezza degli istituti penali per minorenni: è introdotta la possibilità che il direttore dell’istituto penitenziario chieda al magistrato di sorveglianza il permesso di trasferire un detenuto di età compresa tra 18 e 21 anni che abbia commesso un reato da minorenne dall’istituto minorile al carcere, qualora il detenuto metta a rischio la sicurezza o l’ordine nell’istituto, impedisca con violenza o minacce le attività degli altri detenuti o sfrutti la situazione di inferiorità indotta su altri detenuti.

Disposizioni in materia di tutela dei minori che utilizzano dispositivi informatici: si impone ai fornitori dei servizi di comunicazione elettronica l’obbligo di fornire applicazioni di controllo parentale nei contratti di fornitura dei servizi per tutelare i minori che utilizzano dispositivi informatici.

 

Un Decreto, molti errori

Mentre il Decreto afferma di mirare al miglioramento della sicurezza e del benessere della società, è difficile non notare il suo tenore populista e carcerocentrico. L’equiparazione dei minori ai maggiorenni in termini di pene e misure restrittive è una chiara manifestazione di questa direzione. Tale equiparazione può portare inevitabilmente a un aumento della carcerazione preventiva dei minori, fatto che suscita preoccupazione: non viene preso minimamente in considerazione l’interesse preminente del minore, che rappresenta da sempre il paradigma cui si ispira la legislazione - anche penale - minorile.Ulteriore perplessità è rappresentata dall’introduzione dell’ammonimento del Questore: sebbene venga presentato come una misura per la prevenzione della violenza giovanile, sembra essere più una misura repressiva. Questo provvedimento potrebbe non affrontare le radici profonde della violenza giovanile e, invece, potrebbe contribuire a criminalizzare i minori anziché cercare di sostenerli attraverso programmi di rieducazione e sostegno.

In conclusione, il Decreto solleva importanti questioni riguardo al suo impatto sul trattamento dei minori coinvolti in reati e condotte illecite. Sebbene la sicurezza pubblica sia una preoccupazione legittima, è essenziale considerare i bisogni dei minori e le opportunità di reintegrazione nella società come componenti cruciali dell’equazione. Questo Decreto invece si concentrerà più sulla punizione che sulla riabilitazione.

Sarebbe saggio prendere in considerazione soluzioni più bilanciate che tengano conto della complessità della delinquenza giovanile e delle opportunità per i minori di correggere i propri errori e costruire un futuro migliore. Invece di affrettarsi verso misure repressive e punitive, dovremmo considerare programmi di prevenzione, educazione e rieducazione come parte fondamentale di qualsiasi iniziativa volta a garantire un avvenire più sicuro e prospero per i giovani. La giustizia dovrebbe cercare di correggere, non solo di punire, e dovrebbe cercare di riabilitare, non solo di incarcerare. Questa è la strada che dovrebbe guidare qualsiasi legislazione mirata a trattare con i minori coinvolti in reati: tenere sempre a cuore il loro benessere e la loro possibilità di una prospettiva migliore nella società.

Paolo Pio
Vice Presidente Associazione Valeria