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A scuola, per imparare a combattere la violenza di genere

Interventi educativi sin dai primi anni di istruzione sono cruciali per contrastare la violenza di genere e creare una società più equa e rispettosa

La frequenza degli omicidi di donne, che In Italia è di uno ogni tre giorni, solleva diversi interrogativi: la mancanza di leggi adeguate, ma anche la mancanza di un’educazione all’affettività, l’influenza dei social media e la persistenza del patriarcato. È indiscutibile che affrontare questo fenomeno richieda interventi su diversi fronti.

Dal punto di vista legislativo, sono stati attuati vari interventi, a partire dalla ratifica della Convenzione di Istanbul con la legge 77/2013, che ha introdotto il concetto di violenza domestica. Successivamente, la normativa è stata rafforzata con provvedimenti che hanno aumentato le pene per maltrattamenti, stalking e violenza sessuale. La legge 69/2017 (Codice Rosso) è stata un passo significativo, permettendo di semplificare i procedimenti penali e di accelerare le misure di protezione delle vittime. Nel 2021, la legge n. 134 ha ampliato le tutele e attualmente il ddl Roccella cerca di rafforzare ulteriormente queste misure.

Tuttavia, nonostante questi sforzi, nel 2023 si sono verificati ancora 87 omicidi di donne da parte di uomini appartenenti al loro nucleo familiare. Ciò sottolinea la necessità di cambiare la cultura e la narrazione attorno a questo fenomeno: in un’epoca in cui i social media giocano un ruolo predominante, è fondamentale valutare se siano alleati o nemici nella lotta contro la violenza sulle donne. I social possono essere strumenti per la divulgazione di informazioni e risorse, ma allo stesso tempo possono essere utilizzati per atti intimidatori e illegali, come lo stalking digitale e il revenge porn. Inoltre, la polarizzazione sui social rischia di creare bolle autoreferenziali, impedendo il dialogo costruttivo. Il web può essere anche uno strumento di rivendicazione e sensibilizzazione, ma non può sostituire l’impegno concreto nella vita quotidiana. La creazione di una forma di “femminismo pop” attraverso i social ha generato un attivismo veloce e ripetitivo, ma la discrepanza tra l’attivismo virtuale e le azioni concrete deve essere affrontata. La memoria breve dei social, basata sui trend, richiede una partecipazione attiva anche nelle piazze reali per ottenere risultati duraturi.

Affrontare la violenza di genere implica il riconoscimento del suo radicamento culturale. Evitare di “mostrificare” il violento è cruciale per far sì che gli uomini possano rivedersi in questa descrizione e intraprendere un percorso di trattamento preventivo. I femminicidi sono spesso preceduti da maltrattamenti e stalking: c’è quindi la necessità di riconoscere i primi segnali, come l’eccesso di controllo e la violenza psicologica. In particolare, tra i giovani, la visione maschilista persiste, accentuata dalla crisi dei modelli di riferimento e dal rifugio nel mondo digitale. La sfida consiste nel decostruire gli stereotipi di genere, educare al rispetto del corpo dell’altro e insegnare come gestire relazioni intime vissute però in un mondo sempre più digitalizzato. Interventi educativi sin dai primi anni di scuola sono cruciali per contrastare la violenza di genere e creare una società più equa e rispettosa.

Il nostro Paese, pur implementando diverse leggi per contrastare la violenza di genere, sembra essere in ritardo su questo fronte, spesso a causa di un falso pudore che porta a pensare che parlare di queste tematiche ne inneschi la manifestazione. E’ fondamentale capire che è esattamente il contrario: riflettere, nominare e riconoscere le emozioni, discutere apertamente delle cause della violenza di genere fino ai suoi esiti più tragici sono passi cruciali per prevenirla. Affrontare apertamente il problema, senza timori o reticenze, consente di mettere in luce le radici culturali e sociali della violenza di genere. L’educazione all’affettività, la sensibilizzazione e la discussione aperta nelle scuole sono particolarmente importanti. Solo comprendendo appieno il fenomeno e le sue complesse sfaccettature, si possono adottare misure preventive efficaci. Inoltre, superare il pudore e il silenzio permette di smantellare gli stereotipi di genere radicati nella società italiana. Nominare e riconoscere le emozioni legate a questo tipo di violenza è un passo cruciale per promuovere una cultura di rispetto reciproco e per costruire una società in cui le vittime siano ascoltate e sostenute.

In sintesi, il superamento di questo “pudore perverso” è essenziale per un efficace contrasto alla violenza di genere. Pensare, nominare e discutere apertamente di queste tematiche contribuisce attivamente a prevenirle, aprendo la strada a una società più consapevole e impegnata nella costruzione di relazioni sane e rispettose.

 

Paolo Pio

Vice Presidente Associazione Valeria APS ETS