Vincenza Spina
Portella della Ginestra (PA) // 1 maggio 1947 // 69 anni
Era una bella giornata il 1° di maggio del 1947 a Portella della Ginestra, nell’entroterra palermitano, tra Piana degli Albanesi e San Giuseppe Jato. Ma soprattutto un giorno di festa. Si tornava a festeggiare la festa dei lavoratori, il 1 maggio, dopo che era stata spostata al 21 aprile durante il regime fascista.
Circa duemila lavoratori, in prevalenza contadini, si riunirono nella vallata di per manifestare contro il latifondismo, a favore dell’occupazione delle terre incolte e per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo nelle recenti elezioni per l’Assemblea Regionale Siciliana.
Erano in attesa di ascoltare un comizio sindacale e, soprattutto, passare una giornata in allegria con pranzo finale all’aria aperta.
Improvvisamente dal monte Pelavet partirono sulla folla in festa numerose raffiche di mitra che lasciarono sul terreno, secondo le fonti ufficiali, 11 morti, Margherita Clesceri, Giorgio Cusenza, Giovanni Megna, Francesco Vicari, Vito Allotta, Serafino Lascari (15 anni), Filippo Di Salvo, Giuseppe Di Maggio (13 anni), Castrense Intravaia, Giovanni Grifò (12 anni), Vincenza La Fata (8 anni) e 27 feriti, tra cui Vincenza Spina morta in seguito per le ferite riportate. La strage di Portella della Ginestra era stata compiuta.
La CGIL proclamò lo sciopero generale, accusando i latifondisti siciliani di voler “soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori”. Solo quattro mesi dopo si seppe che a sparare materialmente erano stati gli uomini del bandito separatista Salvatore Giuliano. Il rapporto dei carabinieri sulla strage faceva chiaramente riferimento a “elementi reazionari in combutta con i mafiosi locali”.